Il prosciutto crudo identifica una delle tipologie di prodotti alimentari dalla maggior diffusione e appetibilità in senso generale in quanto costituisce anche qualcosa di molto amato dalle generazioni sia più mature che giovani. Anche in un contesto di grande sensibilità sia morale che medica nei confronti dei prodotti derivati dalla carne, il prosciutto crudo identifica qualcosa che spesso è difficile da rinunciare.
Attenzione perchè non tutti i tipi di prosciutto crudo sono uguali: alcune marche sono maggiormente cariche di elementi come i conservanti, ma non solo, che vanno a impattare negativamente sul contesto della salute, ricordiamo che anche uno di ottima qualità come prodotto non è adatto al consumo troppo frequente e serrato nell’arco di una settimana o in un mese. Quale è meglio evitare?
Il prosciutto crudo: quale scegliere
Il prosciutto crudo è un insaccato ma non è un salume in quanto la prima parola identifica qualsiasi prodotto alimentare che viene inserito in un budello artificiale o naturale, mentre il salume per definizione (che può essere comunque anche un insaccato) viene costituito da varie parti della carne, come ad esempio il salame oppure la mortadella.
Generalmente gli insaccati che non sono salumi sono sensibilmente meno “pericolosi” per la salute perchè sono costituito da un unico pezzo di carne. Resta però comunque un prodotto che è parte della carne lavorata e questo generalmente parlando non ha un buon impatto sulla salute. Le carni lavorate infatti sono generalmente non adatte al consumo costante.
Attenzione alla scelta
A causa dell’elevata operazione di salatura che aumenta di molto la percentuale di sodio, ed è sostanziale una parte importante di grassi saturi che sono quelli considerati maggiormente pericolosi per la salute effettiva perchè compromettono in vari modo il nostro organismo. Il prosciutto va considerato un prodotto stagionato e quindi va scelto con a ttenzione.
- Deve essere un salume sufficientemente stagionato, derivato almeno da una stagionatura di 12 mesi, e se possibile da bovini sufficientemente “maturati”
- La presenza, anzi l’assenza di nitrati e nitriti è obbligatoria ed è meglio scegliere prodotti che ne siano privi
Anche la colorazione del prosciutto può costituire un problema effettivo in termini di qualità: il rosso non deve essere troppo spento ma neanche troppo acceso, questo è sintomo di una stagionatura non corretta. Anche delle fette che non presentano alcuna forma di grasso interno sotto forma di venature non sono indice di qualità elevata, anzi.
Al contrario bisogna attenzionare le fette che non devono presentare tracce marroncino o color nocciola, che sono anche in questo caso sintomo di cattiva qualità. Il prosciutto crudo è il secondo tipo di insaccato più amato dagli italiani subito dopo quello cotto, e non va “disprezzato” ma va scelto con cura anche potenzialmente parelando optare per varianti IGP o DOP.